Classificazione della Calvizie

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Calvizie: età e frequenza del diradamento capelli
La calvizie è considerata la patologia più diffusa del cuoio capelluto; non è considerata una malattia, in quanto non interessa funzioni vitali dell’organismo, ma è considerata una condizione patologica in grado di dar luogo anche a problemi estetici e psicologici di grande rilevanza, specialmente se si manifesta in forma aggressivva o in età giovanile.

La calvizie ha un'espressione abbastanza variabile ma si è soliti distinguere la calvizie androgenetica  dalla cosiddetta calvizie “da invecchiamento”, un fenomeno tipico dell’età anziana, e dalla fisiologica "attaccatura alta", ossia il caratteristico arretramento della linea frontale che si manifesta durante il passaggio all’età adulta.

La calvizie androgenetica può presentarsi, con modi e tempi diversi, in uomini e, in minor percentuale, in donne di età adulta. Studi e statistiche hanno dimostrato che la frequenza della calvizie androgenetica è maggiore nei soggetti di razza caucasica; al contrario, orientali e popoli di razza nera hanno mostrato una minore incidenza di perdita di capelli. La calvizie androgenetica è rarissima nei popoli di razza cinese ed è assente negli eschimesi.

Hamilton, il primo ad interessarsi alla frequenza del problema calvizie tra la razza caucasica, calcolò che circa il 58% degli uomini e il 25% delle donne oltre i 50 anni soffre di una calvizie pronunciata (definita, appunto, “calvizie androgenetica”). Norwood, negli anni ’70, riprese gli studi e confermò che oltre il 50% degli uomini caucasici di età adulta soffrono di una calvizie, inscrivibile alla tipologia dell’androgenetica.
Forme di calvizie 

Forme di calvizie. Esistono differenti forme di calvizie e di perdita di capelli, ma la più comune e studiata è senza dubbio la calvizie androgenetica, chiamata anche “calvizie maschile o “calvizie comune".

La calvizie androgenetica si differenzia dalla calvizie “da invecchiamento”, fenomeno tipico dell’età anziana, in quanto quest'ultimo consiste in un leggero diradamento di capelli su tutta la capigliatura, e non si localizza in determinate aree del cuoio capelluto come avviene, invece, nell’androgenetica; inoltre è un fenomeno abbastanza stabile e che non conclude mai con aree fortemente diradate o calve, al contrario della calvizie androgenetica che è sempre in fase evolutiva e può ridurre il calibro del capello potenzialmente fino ad eliminarlo.

La calvizie si differenzia anche dal tipico arretramento della linea frontale, definito come una condizione normale nell'uomo adulto. Quest'ultimo, infatti, consiste in una leggera recessione della linea frontale lungo la zona delle tempie, come conseguenza dell’avvenuta maturazione sessuale; questa recessione, pur  potendo coincidere con gli stadi iniziali della calvizie androgenetica, non comporta necessariamente l’evoluzione in forme di diradamento più pronunciate. E' la classica attaccatura alta o stempiatura matura, che può permanere a vita, senza intaccare la parte alta della testa (il vertice) che è, invece, la zona maggiormente colpita dalla calvizie androgenetica.

Concomitanza con altre patologie. La comparsa della calvizie androgenetica può essere spesso accompagnata da altre patologie o fenomeni infiammatori del cuoio capelluto, come la dermatite seborroica, la psoriasi, la forfora, la desquamazione; si tratta di situazioni che, sovrapponendosi al regolare meccanismo androgenetico, concorrono a peggiorare o velocizzare il decorso che normalmente avrebbe la calvizie.
Diffusione e frequenza della calvizie

Calvizie: età e sesso. La calvizie androgenetica può presentarsi, con modi e tempi diversi, in uomini e, in minor percentuale, in donne di età adulta.

James Hamilton fu il primo studioso ad effettuare ricerche sulla frequenza della calvizie; egli calcolò, nel 1951, che circa il 96% degli uomini e il 79% delle donne di razza caucasica mostrano, dopo la pubertà, un lieve arretramento della linea fronto-parietale (alopecia frontoparietale fisiologica), che non conduce automaticamente ad una calvizie più estesa. Non si parla ancora, infatti, di calvizie vera e propria, ma di un fisiologico assestamento dell’assetto dei capelli come conseguenza della maturazione sessuale, avvenuta con l’ingresso nella fase adulta.

Hamilton ha poi rilevato che il 58% degli uomini e il 25% delle donne oltre i 50 anni soffre di una forma di calvizie più pronunciata, con un’espressione abbastanza variabile per ogni individuo, ma con delle determinate caratteristiche comuni, legate all’età della comparsa dei primi sintomi, alla localizzazione delle zone interessate al processo di calvizie, al meccanismo di azione. Questa forma di calvizie è quella che viene comunemente definita come androgenetica.

O’Tar Norwood, negli anni ’70, riprese gli studi di Hamilton e arrivò ad una conclusione concorde sulla frequenza di incidenza della calvizie sulla razza caucasica: oltre il 50% degli uomini di età adulta mostra i segni e le caratteristiche tipiche della calvizie androgenetica.

Calvizie: razza. Studi e statistiche hanno dimostrato che la calvizie androgenetica è diffusa soprattutto tra la popolazione occidentale di razza caucasica; al contrario, orientali e popoli di razza nera hanno mostrato una minore incidenza di perdita di capelli. La calvizie androgenetica è rarissima nei popoli di razza cinese ed è assente negli eschimesi.

E' stato calcolato che gli uomini di razza nera hanno una probabilità quattro volte inferiore rispetto ai caucasici di sperimentare nel corso della loro vita la calvizie androgenetica; tale percentuale si riduce ulteriormente negli orientali e nei nativi americani. Si è inoltre rilevato che nelle razze in cui la calvizie ha una minor incidenza, la caduta dei capelli tende a comparire in età più avanzata, rispetto ai caucasici, e si manifesta in forme più leggere di diradamento.

Si è inoltre potuto notare che negli eunuchi, individui che non hanno potuto compiere la maturazione sessuale, la calvizie androgenetica è un fenomeno del tutto assente: la perdita di capelli si può sperimentare soltanto dopo l'avvenuto sviluppo sessuale e con l'ingresso nell'età adulta, come già aveva compreso Hamilton negli anni '50.

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